Storia e curiosità di Tursi
Storia e curiosità di Tursi
Tursi è un grazioso paese situato al centro dei fiumi Agri e Sinni, circondato dall’incantevole scenario dei Calanchi. Il suo territorio è attraversato dal torrente Pescogrosso, che prende il nome dagli enormi massi ritrovati lungo il suo corso.
In principio Tursi era chiamata Pandosia, di origine ellenica, in quanto fu fondata prima dell’anno 1000 a.C. dagli Enotri. Nel 281 a.C. l’area nella quale sorse Tursi fu il famoso campo di battaglia in cui si svolse la guerra tra i Romani e Pirro, re d’Epiro.
Pandosia fu distrutta nel IX secolo a.C. durante le guerre sociali condotte dal generale romano Lucio Cornelio Silla. Dalle rovine di Pandosia sorse Anglona, da cui prese il nome il santuario situato a pochi chilometri da Tursi.
Anglona fu semidistrutta dai Visigoti, che costruirono un castello su una collina tra i fiumi Agri e Sinni per consentire agli abitanti sopravvissuti di rifugiarsi. Da qui nacque il borgo della Rabatana, il cui nome fu dato dai Saraceni che nel IX secolo conquistarono parte della pianura metapontina
In seguito un uomo d’armi bizantino, di nome Turcico, ampliò l’antico borgo saraceno verso valle creando una nuova zona, e la chiamò Tursicon.
Nel periodo normanno il nome evolse poi in Tursi.
Il borgo di Tursi oggi presenta una parte storica ed una parte più moderna, composte da vari caratteristici Rioni, ciascuno col proprio fascino e le proprie peculiarità. Del primo quartiere abitato di Tursi, la Rabatana, oggi rimangono alcuni ruderi. Il suggestivo Rione è circondato da tre voragini naturali di oltre centro metri che si possono ammirare salendo “la petrizze”, la gradinata che conduce al rione, estesa sui burroni per oltre 200 metri di lunghezza.
Questa gradinata fu fatta costruire nel 1600 da Carlo Doria, nipote di Andrea Doria, signore di Tursi. Questi, a sue spese, la fece sostituire ad un pericoloso viottolo, con lo stesso numero di gradini di un suo Palazzo a Genova che in seguito chiamò “Palazzo Tursi”.
Passeggiando tra i ruderi del nucleo originario, con le sue umili case in pietra e uno splendido panorama circostante, si notano le numerose tracce lasciate dall’insediamento arabo-saraceno nell’850 sia nell’architettura che nel dialetto. Splendida è la Chiesa di Santa Maria Maggiore, al cui interno custodisce un Presepe di Pietra della metà del Cinquecento, attribuito al talentuoso artista lucano Antonello Persio.
Nei pressi della gradinata che conduce al Rione Rabatana spicca inconfodibilmente il Picciarello, un lembo di terra che parte dalla collina del Castello, circondato da spaventosi burroni. Nell’antichità vi si coltivavano ortaggi e frutti vari.
In questo Rione è nato e cresciuto l’amatissimo poeta Albino Pierro, più volte candidato al Nobel per la Letteratura, le cui opere sono fortemente ispirate a questi luoghi. La sua Casa natale, oggi adibita a Biblioteca e Parco Letterario, richiama ogni anno un forte afflusso di turisti e studiosi da tutto il mondo, affascinati dalla poetica di quello che viene definito uno dei maggiori poeti della seconda metà del Novecento italiano. Le sue poesie sono state tradotte in oltre 13 lingue tanto da richiedere la pubblicazione di un dizionario di lessico tursitano-italiano.
A Tursi vi è una tale coltivazione di agrumi che negli ultimi secoli la vallata sottostante ad Anglona è stata definita “Vallone della Conca d’Oro”. Tursi è infatti una delle prime località d’Italia per la coltivazione delle arance – i partajall, in dialetto – importate attorno all’anno mille dai Saraceni, e soprattutto per la varietà DOP “Arancia Staccia” coltivata esclusivamente tra i territori di Tursi e Montalbano Jonico. Il nome di questa arancia deriva da un antico gioco simile a quello delle bocce in cui si utilizzava la “staccia” – termine dialettale – una pietra schiacciata.