Storia e curiosità di Metaponto
Storia e curiosità di Metaponto
Il nome Metaponto deriva dal greco metá tón pónton che significa “al di là del mare”.
Fonti antiche riportano che Metaponto sarebbe stata fondata dal Re greco Nestore di ritorno dalla guerra di Troia, sbarcato su queste terre dopo una tempesta, insieme ad Epeo (colui che aveva realizzato il famoso Cavallo di Troia) e a Menalippa, la figlia di Eolo Dio dei Venti, salvata da un’isola deserta e che proprio in queste terre ritrovò i suoi figli strappati dal padre e accuditi da un giovane pastore. Qui vissero per molti anni felici, dopo aver nascosto il tesoro della nave sotto un tempio.
Gli studiosi ritengono che vi fossero state due Metaponto, una risalente appunto a quel tempo, ed un’altra achea, di età storica. La ricchezza economica della città proveniva principalmente dalla fertilità del suo territorio, testimoniata dalla spiga d’orzo che veniva raffigurata sulle monete di Metaponto e che divenne il simbolo stesso della città e che essa inviava in dono a Delfi
Durante la Battaglia di Eraclea del 280 a.C. Metaponto si alleò contro Roma con Pirro e Taranto. Quando Roma vinse definitivamente la guerra contro Pirro, Metaponto fu duramente punita.
Nel 207 a.C. offrì ospitalità ad Annibale e i romani la punirono nuovamente, distruggendola.
Nel 72 – 73 a.C. la piana di Metaponto fu teatro del passaggio dell’esercito di schiavi e disperati guidati da Spartaco. Ciò coincise con la decadenza e col progressivo abbandono della città, che venne lentamente ricoperta dai sedimenti alluvionali dei fiumi.
I resti lapidei, colonne, capitelli, travi e altri rinvenimenti della città di Metaponto negli anni sono serviti alla costruzione dei centri storici dei paesi dell’entroterra quali Bernalda, Montescaglioso, Ferrandina e Matera.
Si crede, infatti che le colonne che ora sostengono le due navi minori del Duomo di Matera, appartengano al tempio di Metaponto.
A Metaponto visse e operò, fino alla fine dei suoi giorni nel 490 a.C., Pitagora che vi fondò una delle sue scuole. Dopo aver vissuto e fondato la sua scuola più importante a Crotone, luogo che lasciò per questioni politiche, Pitagora arrivò a Metaponto, dove fu accolto con estrema benevolenza. Il popolo metapontino, infatti, era famoso per essere istruito e colto ma meno forte nelle imprese belliche.
Per ringraziare dell’ospitalità ricevuta, il filosofo greco, conoscitore di matematica, politica, astronomia e filosofia, decise di trasmettere le sue conoscenze alla scuola metapontina, nutrendo così un folto gruppo di discepoli che lo seguirono fino al giorno della sua morte.
Pitagora si innamora piano piano del posto che lo ospita. Da sempre amante del silenzio, la mattina ama fare delle lunghe passeggiate partendo dalla Casa delle Muse, il luogo in cui insegna, arrivando fino alle foci dei fiumi Bradano e Basento.
Sulla sua morte, avvenuta quasi certamente in terra metapontina, ci sono diverse versioni. La prima: dopo un digiuno di quaranta giorni, decide di inabissarsi nelle acque dello Jonio e di farsi ingoiare dalle stesse. Il suo corpo verrà ritrovato dopo due giorni.
La seconda: mentre tenta di fuggire per mettersi in salvo, dai nemici crotonesi che voglio catturarlo, finisce in un campo di fave e qui, per non calpestarle, (perché vegetariano e amante della natura) decide di fermarsi e quindi si farà catturare e ammazzare.
La sua tomba non è stata mai trovata.
Ad oggi rimane ancora la leggenda del Mulino dell’oro, un mulino sotterraneo che incessantemente macina e rimacina l’oro che Nestore ed Epeo portarono da Troia. Quando, nelle notti di tempesta, il mare mugge furibondo, quando le acque del Bradano e del Basento in piena, o per le piogge dirotte o per il disgelo delle nevi, precipitano al mare con rumore cupo e pauroso; quando il vento urla squassando i pochi alberi della vasta pianura, i pastori fuggono terrorizzati. Il muggito del mare, il fragore dei fiumi, la ruggente furia della tempesta, è per essi il rumore cupo del mulino sotterraneo che, implacabile, frantuma l’oro dei troiani.