Storia e curiosità di Craco
Storia e curiosità di Craco
L’origine del nome deriva da “Graculum“, ovvero “piccolo campo arato“, ma il nome Craco, foneticamente ricorda il verso del corvo, in latino Corax, che un tempo era molto presente da queste parti.
Come altri centri vicini, è probabile che abbia offerto riparo ai coloni greci di Metaponto, quando questi si sono trasferiti in territorio collinare, forse per sfuggire alla malaria che imperversava nella pianura. Successivamente fu un insediamento bizantino. Nel X secolo monaci italo-bizantini iniziarono a sviluppare l’agricoltura della zona, favorendo l’aggregamento urbano nella regione.
La prima testimonianza del nome della città è del 1060, quando il territorio fu sottoposto all’autorità dell’arcivescovo Arnaldo di Tricarico, che chiamò il territorio Graculum.
La struttura del borgo antico risale tra il 1154 e il 1168 quando il primo feudatario, Erberto, di probabile origine normanna, fece costruire alcune case intorno al torrione quadrato che domina il centro. Durante il regno di Federico II di Svevia, Craco fu un importante centro strategico militare. Il torrione infatti domina la valle dei due fiumi che scorrono paralleli, il Cavone e l’Agri, via privilegiata per chi tentava di penetrare l’interno.
Nel 1276 Craco divenne sede di una universitas. Una leggenda sui Templari racconta che vi giunse ferito San Vincenzo martire insieme con San Maurizio proprio dopo un o dei viaggi in Terra Santa nel periodo delle Crociate.
Craco fu feudo dei Sanseverino di Bisignano. Successivamente per necessità finanziarie fu venduto dalle famiglie che seguirono fino ai Vergara che trasferirono la loro sede nel feudo e vi realizzarono notevoli migliorie, come lo sviluppo dell’agricoltura e il mercato e la riduzione delle tasse. Essi ebbero il titolo di marchese di Craco nel 1712 e poi duca di Craco nel 1724. I Vergara tennero il feudo fino alla cessazione della feudalità, nel 1806, e portano tuttora il titolo di duca di Craco.
Come gran parte dei centri lucani, anche Craco non fu estranea al brigantaggio. Durante il decennio napoleonico, bande di briganti, sostenute dal governo borbonico in esilio attaccarono Craco.
L’8 novembre 1861, nel pieno della reazione borbonica poco dopo l’unità d’Italia, l’armata brigantesca di Carmine Crocco e José Borjes, dopo aver occupato e devastato Salandra, si diresse verso Craco. Il paese in processione chiese clemenza, ma non si riuscì ad evitare comunque saccheggi e disordini.
Negli anni Sessanta il centro storico si è svuotato a seguito di una frana che lo ha reso una vera e propria città fantasma. Parte degli abitanti si trasferì a valle, in località “Craco Peschiera”, ove fu trasferita anche la sede comunale. Allora il centro contava quasi 2000 abitanti. La frana che ha obbligato la popolazione ad abbandonare le proprie case sembra essere stata provocata da lavori di infrastrutturazione, fogne e reti idriche, a servizio dell’abitato. Nel 1972 un’alluvione peggiorò ulteriormente la situazione, impedendo un eventuale ripopolamento del centro storico e, dopo il terremoto del 1980, Craco vecchia venne completamente abbandonata. Per valutare eventuali movimenti tellurici, vista la zona ad ampio rischio sismico e soprattutto per notificare altri spostamenti della frana, sono stati posizionati alcuni sensori. Gli stessi, ad oggi, hanno messo in evidenza che il centro è in condizioni di stabilità.
Nonostante questo esodo forzato, Craco è rimasta intatta, trasformandosi in un paese fantasma. Nel 2010, il borgo è entrato nella lista dei monumenti da salvaguardare redatta dalla World Monuments Fund.
Il comune, nella realizzazione di un piano di recupero del borgo, un percorso di visita guidata, lungo un itinerario messo in sicurezza, che permette di addentrarsi nel nucleo della città fantasma.
Oltre allo spettrale paesaggio del borgo abbandonato, Craco fa da sfondo ad antiche leggende che si tramandano da anni.
Pare, infatti, che di notte, tra le viuzze del borgo, si aggiri ancora oggi il fantasma di un cavallo senza testa alla disperata ricerca del suo padrone che lo ha abbandonato per scappare dalla frana.