Storia e curiosità di Cisternino

Storia e curiosità di Cisternino

Il nome deriverebbe da “Cis-Sturninum“, al di qua di Sturni, antico centro japigio nei pressi di Ostuni che aveva preso la denominazione da Sturno, compagno dell’eroe omerico Diomede; scampati alla guerra di Troia.

Il territorio del Comune di Cisternino fu abitato, fin dal Paleolitico medio – superiore, da nuclei umani provenienti dal nord della penisola o dall’area siculo-africana e che lasciarono, sulle colline dove fissarono i loro accampamenti stagionali, numerose tracce della loro vita, dedita alla caccia e alla raccolta di frutti spontanei e tuberi. Ancora oggi si rinvengono utensili preistorici d’ogni genere: punte di zagaglie, lame, raschiatoi e bulini per incidere ossi. Queste comunità umane andarono sempre più infittendosi, fino a raggiungere un numero considerevole di insediamenti nell’Età del Bronzo.

L’apporto di civiltà d’oltremare e la scoperta dei metalli, portarono all’estinzione di questi villaggi capannicoli che sorgevano, quasi tutti, lungo paleoalvei di fiumi a favore dell’edificazione dei primi agglomerati urbani. La leggenda vuole che Cisternino probabilmente fu distrutta nel 216 a. C., durante le scorrerie di Annibale in Puglia. I monaci basiliani, venuti dall’Oriente nell’ottavo secolo, notarono in queste contrade le rovine dell’antico centro e decisero di insediarsi realizzando la badia di “San Nicolò cis-Sturninum”. Attorno alla badia greca sorsero le prime case di agricoltori, di pastori e di artigiani e si formò così il casale di Cisturninum, nominato per la prima volta in una bolla del 1180 che il Papa Alessandro III° inviò a Stefano, vescovo di Monopoli, confermando l’appartenenza alla Mensa Vescovile Monopolitana.

Non si è mai saputo come Cisternino sia passata ai vescovi di Monopoli, ma fu certamente conseguenza della secolare lotta tra la chiesa di rito greco e quella latina. Intorno al 1330 poi Cisternino fu venduta ad un nobile monopolitano. Per un secolo Cisternino ebbe baroni civili. In questo periodo la cittadina fu cinta di mura, inframezzate da torri cilindriche e quadrate. Nel 1463, quando Ferdinando I° d’Aragona venne in Puglia per soffocare la ribellione di Giovanni Antonio Orsini, Principe di Taranto, il vescovo di Monopoli, Manfredi, lo raggiunse e chiese che Cisternino tornasse ad appartenere alla Mensa Vescovile. Ferdinando, avendo in quel momento bisogno di alleati, concesse al vescovo Manfredi la baronia del casale. Nel 1495, Cisternino fu conquistata poi  dalla Serenissima Repubblica di Venezia, che la tenne, fino al 1528, quando fu acquisita dagli Spagnoli. Il malgoverno da una parte  e l’oppressione fiscale del vescovo dall’altra, fecero trascorrere anni di tormento e di miseria alla popolazione che imparò ad apprezzare la libertà. Fu per questo che ogni moto antifeudale trovò i cittadini di Cisternino in prima fila. Nel 1647, seguendo l’esempio di Masaniello a Napoli, insorsero contro il vescovo-barone e bruciarono la sua residenza. Nel 1799 fu cittadella democratica, nel 1820 ci fu un’attivissima adesione ai Carbonari, poi si creò un nucleo mazziniano, aderente alla “Giovane Italia“. Nel 1848, quando il governo borbonico, ligio all’Austria, si apprestava a chiamare allarmi la popolazione, Cisternino insorse ed impedì che si procedesse alle operazioni di leva.

Tra le curiosità su Cisternino va citata quella sulla Profezia dei Maya.

Ci sono pochi luoghi nel mondo in cui ci si può salvare dalla profezia dei Maya. Secondo una delle interpretazioni teorizzate dai seguaci del maestro indiano Babaji, il luogo dove possiamo metterci in salvo noi italiani si trova in Puglia, tra Ostuni e Martina Franca. Per la precisione è un lembo di terra, in Italia, compreso tra Cisternino, Ceglie Messapica.

Proprio a Cisternino, infatti, nel 1979 si è insediata una comunità di devoti di Babaji. I seguaci, molti dei quali si sono stabiliti permanentemente in Puglia con le loro famiglie, hanno realizzato un ‘ashram‘, un santuario tra i trulli.