Storia e curiosità di Castelmezzano

Storia e curiosità di Castelmezzano

Castelmezzano fu fondata dai coloni greci che penetrarono nella valle del Basento e crearono un centro abitato chiamato Maudoro, cioè mondo d’oro.

Durante le invasioni saracene del X secolo d.C. la popolazione fuggiva per cercare nuova stabilizzazione. Si narra che, durante l’esodo, un pastore chiamato Paolino scoprì un luogo adatto per trasferirsi, formato da rocce ripide dalle cui cime si potevano respingere gli invasori facendo rotolare massi di pietra.

Dopo l’occupazione longobarda, vi si insediarono i Normanni tra il XI ed il XIII secolo d.C. e vi costruirono un castello, di cui sono ancora visibili i resti delle mura e la gradinata scavata nella roccia che consentiva l’accesso al punto di vedetta più alto. Fu proprio dal nome del castello, ovvero Castrum Medianum (castello di mezzo) che derivò quello della cittadina, denominato così per via della sua posizione tra quelli di Pietrapertosa e di Brindisi Montagna. Ai  Normanni seguirono gli Angioini e Castelmezzano conobbe un forte declino.  Solo con l’arrivo degli Aragonesi tra il XIV ed il XVI secolo e in particolare quando il feudo fu assegnato al barone Giovanni Antonio De Leonardis (la cui famiglia governò la cittadina dal 1580 al 1686) ci fu un certo sviluppo.

Nel XIX secolo Castelmezzano fu toccata dal fenomeno del brigantaggio. Grazie proprio alla sua collocazione territoriale, costituita da nascondigli naturali tra le rocce e vegetazioni rigogliose, il paese fu un rifugio ideale per numerosi briganti. Alla fine dello stesso secolo il comune subì un forte fenomeno migratorio, che spinse numerose famiglie a trasferirsi oltreoceano.

Negli anni ’50 giunse a Castelmezzano l’etnologo Ernesto De Martino  per le sue ricerche sulla cultura contadina in Basilicata. Qui lo straordinario studioso s’imbatté nel mago Giuseppe Calvello, il “Ferramosca”, chiamato familiarmente dalla povera gente: “zi’ Giuseppe”, un vegliardo che si muoveva appena. Si racconta conoscesse la scienza antica e la ricordasse. Qualcuno sosteneva fosse nato addirittura prima di Gesù Cristo. L’abitazione di questo vecchio era un crocevia di gente che gli si rivolgeva per far sparire le magiare che tentavano di ghermire i giovani durante il sonno oppure per sciogliere (e prescrivere) fatture e malocchi. Quando Ferramosca rispondeva, soleva mettersi un dito sull’orecchio, come per sentire meglio. Il gesto lo aiutava ad ascoltare le voci dei demoni. Morì nel 1963, quasi centenario. Oggi, la sua casa è ancora in piedi su corso Vittorio Emanuele, a Castelmezzano, riconoscibile grazie a una targa.

C’è un’altra storia di magia a Castelmezzano, quella di Vito che ballava con le streghe. Vito era un contadino ammaliato da una fattura messa in opera da una strega bellissima. Questa storia è stata raccontata dal giornalista  e scrittore Mimmo Sammartino e ha ispirato la realizzazione del percorso delle sette pietre, un cammino fatto di pietra e tecnologia che si sviluppa lungo un antico sentiero contadino che, snodandosi, tra le asperità del terreno, da Pietrapertosa, scende nella valle attraversata dal torrente Rio di Caperrino, per risalire poi a Castelmezzano.

Un vero mistero di Castelmezzano è quello invece dell’ingresso spostato della Chiesa di Santa Maria dell’Olmo. La chiesa edificata nei pressi di un olmo, da cui il nome, si trovava accanto ad un albero e un corso d’ acqua, due elementi di enorme carica simbolica, il primo è l’albero della vita e il secondo la fonte della vita. L’ingresso della chiesa sarebbe stato spostato: anticamente era rivolto verso oriente, ma oggi rimane solo una parete murata con una croce templare nell’architrave triangolare. Durante una fase di restauro è stata trovata una croce patente templare, una delle tante testimonianze della presenza dell’Ordine dei Templari in quest’area. Sopra l’ingresso, inoltre, ci sono altri interessanti elementi: orsi, leoni, grifoni e soprattutto rose. Un tempo i cavalieri venivano investiti in chiesa: era un fatto estremamente sacro in quanto veniva dato il compito di proteggere il Santo Sepolcro di Gerusalemme direttamente da Dio attraverso il sacerdote dinnanzi al cavaliere inginocchiato.

Oggi Castelmezzano fa parlare di sé in tutto il mondo. Ovunque, si sta prendendo a modello questo borgo gioiello incastonato tra le Dolomiti Lucane. Castelmezzano è un modello di sostenibilità cui fare riferimento, l’unico in Italia. In particolare,  si evidenzia come la più grande attrazione “turistica esperienziale innovativa e a basso impatto” sia rappresentata dal Volo dell’Angelo con Pietrapertosa che “ha contribuito alla crescita economica e culturale della popolazione locale ed è stata anche un volano per altre attrazioni minori”, come la Via Ferrata (per alpinisti), Il Percorso delle Sette Pietre e Il Ponte Nepalese.