Storia e curiosità di Pisticci
Storia e curiosità di Pisticci
Il paese venne denominato “Pesticium” nel periodo romano e divenne feudo in età normanna.
La storia di Pisticci è fortemente legata alle frane che più volte, nel corso del tempo, ne hanno modificato la topografia, la toponomastica e la storia.
La prima frana è stata registrata e documentata nel 1555. Franarono alcune case del rione “Casalnuovo” a seguito di forti piogge.
La frana più imponente e che ha influito di più sulla struttura dell’abitato è accaduta nel 1688. Dopo un’abbondante nevicata, la notte del 9 febbraio, rimasta nella memoria collettiva come la “notte di Sant’Apollonia”, il centro urbano di allora, costituito dai rioni “Terravecchia”, “Casalnuovo” e “Loreto”, si spezzò letteralmente in due parti ben distinte. Il movimento franoso si fermò solo quando incontrò l’enorme mole della chiesa Madre, la cui zona delle fondamenta venne chiamata perciò “Palorosso“. Le vittime furono 400, vennero travolte case contadine ma anche palazzi gentilizi e tutta la piazza antistante alla chiesa Madre, che in quegli anni era il centro di tutte le attività del paese.
Nel 1976, dopo circa tre secoli in cui non si registrarono eventi significativi, a seguito delle piogge di novembre franò una parte del rione “Croci”. Tutta l’area interessata fu evacuata in tempo così non ci furono vittime né feriti. Alcune case del rione furono dichiarate inagibili e poi abbattute, altre furono rioccupate spesso abusivamente. Lungo tutta la sede della frana fu costruito un grande muro di contenimento in cemento armato.
Le principali cause delle frane sono dovute alla natura argillosa del terreno. Tuttavia la causa riconosciuta come principale di tali eventi a Pisticci è il fosso detto “La Salsa”, un piccolo torrente di acqua salmastra che scorre sotto i rioni del centro abitato più interessati dai movimenti franosi che, in occasione di abbondanti precipitazioni, tende a far “smottare” lo strato sovrastante. Negli ultimi decenni, il disboscamento della collina circostante ha peggiorato la già grave situazione.
A seguito dell’ultima frana Pisticci fu inserita dal Ministero dell’Interno nell’elenco dei comuni da trasferire altrove per dissesto idrogeologico. Si optò per il totale trasferimento della popolazione nella frazione di Marconia. Furono anche consolidati i muraglioni e vennero rimboschiti i calanchi con un vincolo sul territorio di non edificabilità per le nuove case e il divieto di sopraelevazione per quelle esistenti così da evitare l’appesantimento del terreno.
A Pisticci si attribuiscono diverse storie e leggende.
Una leggenda narra che nella Torre Bruni trovò rifiugio Bruto dopo la congiura di Cesare.
Successivamente arrivarono a Pisticci i monaci Basiliani che giunti al bivio di Santa Croce (che da una strada entra nel paese, dall’altra porta sull’altura del Casale, ormai inglobata nel centro abitato) videro che i cavalli non rispondevano più ai comandi e rimanevano fermi. Allora diedero le redini alla statua della Madonna che avevano portato con loro. I cavalli portarono il carro sull’altura, dove poi venne costruita l’Abbazia del Casale.
Un’altra leggenda narra che nel XV secolo i Monaci Benedettini dell’abbazia di Santa Maria del Casale di Pisticci scavarono un tunnel lungo e tortuoso dal Castello di San Basilio fino all’abbazia. Il tunnel era utilizzato per proteggersi da eventuali attacchi nemici, probabilmente dei Saraceni, o per sfuggire agli attacchi epidemici di malaria e colera.
Altra versione della leggenda dice che il tunnel sotterraneo percorreva sotterraneamente il paese, collegando tra loro l’abbazia del Casale, La chiesa del Convento e la Chiesa Madre.
Ugo de Pagani (de Payens), il fondatore dell’Ordine dei Templari, soggiornò nel Castello di San Basilio con il suo esercito di cavalieri Crociati prima del viaggio verso la Terra Santa. Nel giugno 2005, una squadra di archeologi, di storici medievali con la testimonianza di giornalisti, si è interessata a questo evento storico appurandone la veridicità.
Nel 1555 Pisticci fu risparmiato dalla peste che imperversava nel Regno di Napoli e che aveva fatto strage nei paesi vicini; molti videro San Rocco sopra la parte più alta del paese nell’atto di benedirlo. Per essere stati risparmiati dalla peste, i pisticcesi lo proclamarono patrono.