Storia e curiosità di Melfi

Storia e curiosità di Melfi

Il nome Melfi  deriverebbero dal piccolo fiume Melpes, citato dallo scrittore e naturalista latino Plinio il Vecchio. Il borgo sarebbe nato attorno alla prima metà dell’XI secolo, sebbene vi siano state trovate tracce che fanno risalire i suoi primi abitanti al periodo del Neolitico. Melfi diventò presto un luogo  di grande rilevanza. Vi si tennero ben 5 concili papali, ma con l’avvento dei Normanni e in seguito di Federico II  il paese raggiunse il massimo splendore. Fu infatti la prima capitale della dominazione normanna nel sud Italia e, nel periodo svevo, uno dei luoghi di residenza di Federico II, in cui promulgò il codice legislativo del regno di Sicilia, comunemente noto come Costituzioni di Melfi.

Si pensa che un tunnel segreto colleghi  il Castello di Melfi al Castello di Lagopesole, entrambi fatti  costruire da Federico II che fu un sovrano dalle doti straordinarie. Per questo è passato alla storia con l’appellativo di “Stupor mundi”. Lo “Stupor mundi” amava molto le due fortezze. Vi si ritagliava momenti di studio e di pace. A Melfi, realizzò le Costituzioni melfitane. A Lagopesole, scrisse il Trattato sulla caccia col falcone. In molti hanno cercato tracce del passaggio segreto tra i due castelli. Ma non è mai stato trovato nulla.

In epoca aragonese poi, Melfi  divenne feudo di Andrea Doria, insignito del titolo di principe di Melfi, che fu mantenuto dai suoi eredi fino al 2000.

Molte le storie e le leggende legate a Melfi, tra queste quella di Giovan Battista Cerone (detto Ronca Battista), un boscaiolo che mostrò grande eroismo in battaglia durante lo scontro con i francesi nel cinquecento. Si narra che un giorno, durante un inverno, mentre recuperava rami, costui aiutò una donna anziana che soffriva a causa del freddo. Le donò il suo mantello, un pezzo di pane e fu così che, per sdebitarsi, quella incantò la sua roncola. Ebbene, con questo falcetto magico, l’uomo  affrontò da solo le truppe francesi che tentarono di introdursi nella città. Riuscì  a tener testa agli invasori, uccidendo oltre 300 francesi, prima di perdere la vita. Gli invasori attuarono una feroce rappresaglia, ove neanche bambini e anziani furono risparmiati. A quei tempi l’Italia era ormai terra di contesa tra i Francesi e l’impero asburgico e Melfi, governata allora dal principe Giovanni Caracciolo, si trovò ad essere, suo malgrado, il campo di battaglia di un durissimo scontro che vedeva contrapposta la Francia e il vicereame di Napoli. Dopo aver seminato il terrore nella vicina Puglia, le truppe francesi avanzarono verso la Basilicata. Così, dopo una prima iniziale battuta d’arresto nella sua avanzata, riuscì a entrare nella città di Melfi e ad espugnarla. L’evento sarebbe stato ricordato come la Pasqua di sangue.

Melfi e l’area del Vulture  sono state anche terre di briganti. In località Foggianello ancora si scorgono le grotte in cui Crocco si nascondeva, tendendo tranelli e trabocchetti a diligenze private, e milizie pubbliche.

A Melfi si è scritta la storia, ed è un (piccolo) pezzo d’Italia che racchiude alcune tra le più belle testimonianze del nostro passato medievale. Successivamente, la città conobbe un inesorabile declino divenendo teatro di conflitti nel periodo del brigantaggio e luogo di confino per gli antifascisti.