Storia e curiosità di Acerenza

Storia e curiosità di Acerenza

Acerenza è stata sempre molto importante dal punto di vista strategico per la difesa del territorio.

Le prime notizie di insediamenti abitati risalgono al VI secolo a.C. e sul luogo dell’attuale abitato nacque l’antica Acheruntia, da tutti citata come fortezza di guerra e “presidio”.

Nel V secolo fu istituita come una delle diocesi lucane.

Nel 788 Carlo Magno per liberare Grimoaldo III, suo ostaggio, e permettergli di tornare a Benevento, chiede come condizione l’abbattimento delle mura di Acerenza, condizione accettata. Nel 793, però, lo stesso Duca di Benevento Grimoaldo III la fece ricostruire sul monte.

La cittadina fu oggetto di una lunga contesa tra Longobardi e Bizantini.

Nell’anno 1041 Acerenza viene conquistata dai Normanni, tra le prime località del sud Italia.

Nel 1061 Roberto il Guiscardo ne fece una roccaforte rendendola un centro di difesa da rappresaglie bizantine. Il centro storico mantiene ancora importanti testimonianze storiche, con edifici del XVII-XVIII secolo.

Acerenza, in pieno Medioevo, è stata crocevia di passaggio per i cavalieri diretti in Terra Santa negli anni in cui le Crociate, guerre religiose promosse dalla Chiesa per tentare di riconquistare i luoghi cardine della vita di Cristo, erano in pieno svolgimento. La tradizione racconta che il fondatore dell’ordine dei Templari, Ugo Dei Pagani, sia nato proprio in Basilicata, a poca distanza da Acerenza.

Tracce dei templari sarebbero riscontrabili analizzando alcune sculture che adornano la Cattedrale di Santa Maria Assunta e San Canio. C’è poi una finestra murata nella cripta che ha alimentato da secoli le più fervide fantasie: non sono pochi coloro che credono che la nicchia custodisca proprio il leggendario calice da dove Gesù bevve durante l’ultima cena e che venne usata da Giuseppe D’Arimatea per raccogliere il sangue di Gesù nei momenti più concitati della Passione di Cristo.

Ma il borgo lucano non è legato soltanto a leggende che ruotano attorno a Templari e Santo Graal. Secondo alcuni studiosi la città-cattedrale custodirebbe i resti della figlia del Conte Vlad III di Valacchia, il famigerato conte Dracula che popola da sempre gli incubi di mezzo mondo. L’ipotesi è emersa a seguito del ritrovamento su una delle mura della Cattedrale di un drago alato, simbolo del nobile della Transilvania. Così come i gioielli raffigurati in due affreschi, identici a quelli appartenuti al conte Dracula.

E’ certo che Maria Balsa sia stata la moglie del conte Giacomo Alfonso Ferrillo. Sarebbe stata adottata ancora bambina dal Re di Napoli Alfonso di Aragona, dopo essere rimasta orfana di suo padre, il Voivoda della Transilvania. Potrebbe, quindi, essere davvero la figlia del conte Vlad, morto nel 1476 in battaglia e appartenente all’ordine del drago, una lega di mutuo soccorso  finalizzata a contrastare l’ invasione dei Turchi.

Nella cripta della Cattedrale si possono cogliere indizi di questa leggenda:

  • negli affreschi l’uomo che dovrebbe raffigurare Dracula è posto di spalle all’altare, un po’ come se avesse voluto voltare le spalle a Dio. La Madonna con Bambino, raffigurata di fianco, fa la stessa cosa. Più o meno come fece Vlad quando, secondo la leggenda, per rivedere sua moglie, uccisa dai turchi, siglò il patto con il Diavolo che lo rese un “non-morto”.
  • su di un bassorilievo, una singolare raffigurazione riproduce il demone biblico Lilith, noto per comparire solo di notte e succhiare il sangue agli uomini, in particolare ai neonati.

Acerenza custodisce molti misteri che rimandano sia al principe slavo Vlad III, conosciuto come conte Dracula, sia al bastone miracoloso di San Canio.

San Canio, vescovo in Africa, fu arrestato nel 292 d.C. dal Prefetto di Cartagine per la sua fede religiosa.

Dopo torture indicibili (si dice che gli venne versato del piombo fuso sulle ferite) il Prefetto decise di procedere alla decapitazione, ma, mentre il santo si stava recando al patibolo, avvennero degli strani fenomeni naturali che spinsero il Prefetto a lasciarlo andare in mare.

Giunto in Campania, secondo la leggenda grazie all’aiuto degli angeli, avrebbe compiuto una serie di miracoli per poi essere sepolto, una volta sopraggiunta la morte naturale, ad Aversa e successivamente ad Acerenza.

In quest’ultimo luogo, il vescovo dell’epoca nascose i resti del santo per evitare che fossero profanati, mentre lasciò visibile il Bastone Pastorale in un altare in pietra.

Da quel momento continua a verificarsi agli occhi dei visitatori un fenomeno ancora inspiegabile con le leggi della fisica: pur essendo sigillato, molti lo vedono muoversi all’interno della custodia, tanto da avvicinarsi alla fessura e farsi toccare dai visitatori (si dice da chi si è appena confessato).

Acerenza ha ispirato anche Giambattista Basile per la raccolta di fiabe “Lo cunto de li cunti”,  da cui hanno attinto a pieno mani i Fratelli Grimm, Perrault e Andersen. Ciò che non tutti sanno, è che in quest’articolata e nerissima summa di fiabe e leggende barocche, i luoghi descritti sono in buona parte lucani.

Lo scrittore ha soggiornato a lungo, a partire dal 1630, ad Acerenza presso la corte del duca Galeazzo Pinelli. Nei boschi che lambiscono il borgo vivevano “Ninnillo e Ninnella”, ribattezzati poi “Hansel e Grethel” dai fratelli Grimm.